Avella

La città di Avella, situata al centro della valle del fiume Clanio, per la sua posizione geografica fu un crocevia di civiltà fin dalla preistoria.  Il toponimo di Abella deriva, secondo Plinio, dalle nocciuole (abellane), che abbondano nel suo territorio; altri  dal termine Aberula (aberu, apru, aper = cinghiale), città del cinghiale, animale raffigurato nel suo stemma civico e per altri ancora il nome deriva  dai Calcidesi, che fondando la città, la denominarono "Abella", ovvero campo erboso, pascolativo: quod pastui aptum est.  La presenza umana in questi territori è accertata sin dal paleolitico superiore, all'incirca 25.000 anni fa, mentre un primo insediamento abitativo si deve far risalire alla fase appenninica. Successivamente risentì della influenza delle colonie greche della costa e dell'area etrusca, come testimoniano i numerosi reperti archeologici rinvenuti. Fu osca, etrusca, sannita e poi romana. Nel 339 a.C. si pose sotto la protezione di Roma e, per la sua fedeltà, meritò di essere Municipio; più tardi fu colonia. Fu saccheggiata da Alarico nel 410 d.C. e, successivamente, da Genserico nel 455. Cadde, poi, sotto il dominio dei Goti e fu longobarda sotto Singinolfo. Assalita dal Saraceni nell'884, fu saccheggiata e sottomessa; infine fu quasi completamente distrutta dagli Ungari nel X sec. d.C. La calma ritornò solo dopo svariati secoli, allorquando, con l’avvento dei Normanni, i monti vicini, divenuti ormai ricovero sicuro dell’intera popolazione, si spopolarono e il ritorno degli avellani nelle loro antiche sedi dette origine alla Baronia di Avella.
La dinastia dei baroni avellani ebbe inizio con Arnaldo e si sviluppò, per pura discendenza di Casato e attraverso Rinaldo III, cavaliere di Carlo D’Angiò, passò alla famiglia Orsini per arrivare, dopo vari passaggi di proprietà, ai conti Spinelli (XVI secolo) che abbellirono Avella con vie ed edifici pubblici e riportarono all’antica gloria il Castello e il palazzo baronale che fu arricchito, tra l’atro, da un “magnifico boschetto”. Il baronato di Avella continuò successivamente con l’avvento prima dei Doria di Genova e poi dei Del Carretto i quali ressero il baronato fino alla sua andata in disgrazia avvenuta agli inizi del diciottesimo secolo quando, con la perdita di valore dei diritti baronali, furono aboliti i feudi e le giurisdizioni e i territori divennero di uso pubblico.